Deserti
La psicanalisi non è mai stata fra le
mie passioni e nemmeno fra i miei generici interessi culturali. So a
malapena chi siano Freud e Jung; immagino che un giorno colmerò
questa come altre voragini conoscitive e, come al solito, girello fra
letture governate dal caso o dal desiderio.
Ultimamente strane vie hanno portato
fra le mie mani due libri che, nella mia ignoranza, rappresentano un
barlume di luce sui processi evolutivi della psicologia femminile: I figli di Giocasta e Amore e Psiche.
Il primo dà una lettura al femminile
del mito di Edipo e quindi rilegge il ruolo di Giocasta nei confronti
delle figlie femmine e dei figli maschi, per trovarvi le radici delle
modalità di relazione di coppia; il secondo ripercorre la lettura
del mito di Amore e Psiche come archetipo del percorso di
trasformazione da bambina a donna. Quest'ultimo, per quanto rapisca
in una sorta di estasi mistica, un misterioso rispecchiarsi di
un'idea di femminile che trova il proprio senso compiuto nella
relazione, mi riporta un sentimento di compassione per un maschile
che non ha accesso a tanta magnificenza.
E' strano, più scavo nel femminile e
più mi accorgo che il lavoro più grosso da fare sulla strada non
tanto della liberazione femminile, o anche solo della sua tutela
dalla violenza maschile, ma, in assoluto, della semplice diffusione
di un'idea di felicità che trovi senso e compimento nella relazione,
ha come oggetto proprio i maschi.
E capita a fagiolo “I figli di
Giocasta” che mi ha lasciato mente e cuore zeppi di interrogativi
che non oso nemmeno riportare qui.
Come mi manca uno spazio protetto e
condiviso di sostegno in questo periodo di crescita così difficile!
Aiuto! Ricordo che mi sentivo così quando avevo la piccina grande
che era davvero piccina e mi sembrava di essere l'unica madre
disperata del pianeta. Quando questi miei travagli saranno finalmente
superati fioriranno i gruppi on line che tratteranno delle tematiche
adolescenziali... intanto io brancolo nel buio e passo le serate
guardando con lei “Donne sull'orlo di una crisi di nervi” e
“Grease” (e il bello è che poi lei li guarda e li riguarda da sola).
E' vero, ci sono pile di libri, trattati, libercoli, ma
io vorrei un minimo di confronto fra umani che si guardano negli
occhi, si parlano, si raccontano.
Pazienzina...
Unico conforto il consiglio di un
saggio tibetano citato da Sogyal Rimpoche in “Il libro tibetano del vivere e del morire”: “Ricorda l'esempio di quella vecchia mucca,
contenta di vivere nella stalla. Anche tu devi mangiare, dormire e
cacare, è inevitabile. Tutto il resto non ti riguarda”.
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