Babbo Natale forever
E' andata, anche quest'anno ha scelto
di crederci, e fino in fondo.
La mia piccina grande già da qualche anno ogni tanto mi guarda fisso negli occhi e mi chiede: “Mamma, ma esiste davvero Babbo Natale? Sai, tutti i miei amici dicono che non esiste!” Inizialmente non avevo dubbi, anche perché tipicamente era presente anche una bimba più piccola in crescita e non potevo rischiare che la disillusione della piccina grande si trasferisse anzitempo alla piccina piccola.
Riflettendoci ho poi ricompreso Babbo Natale nel complesso dell'invisibile, di tutto ciò a cui si riferisce Amleto nella celebre frase: “There are more things in heaven and earth, Horatio, Than are dreamt of in your philosophy” - Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, che non sogni la tua filosofia. (Amleto: atto I, scena V; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber), nella convinzione che negare l'esistenza di un universo che non corrisponde ai nostri sensi e alle nostre possibilità di indagine scientifica non possa che essere una grande perdita.
Non si tratta tanto o solo di religione, quanto di lasciare uno spazio al possibile ma non certo, all'intuizione, al mistero, alla leggenda e al mito, tutte categorie dell'umano da quando c'è memoria, a cui viene negato respiro da una cultura che sempre più riduce il reale esclusivamente a ciò che viene scientificamente accertato finendo per lasciare ai preti (nella migliore delle ipotesi) e ai peggiori cartomanti e maghi da tv (in troppi altri casi) il monopolio della risposta ad un bisogno profondo dell'animo umano pressoché ignorato dalla civiltà laica occidentale che si limita a relegarlo nel campo dell'arte, finché dura...
Mi sono chiesta se questa riduzione fosse un successo o una sconfitta.Credo che sia un successo nella misura in cui il mistero è sopraffazione e sfruttamento dell'ignoranza e della paura dell'ignoto e del futuro.
Credo che sia una sconfitta nella misura in cui impedisce alla mente di un* bambin* come di un* adult* di sentirsi liber* di scegliere affidandosi anche ad altro oltre ad una razionalità che dovrà essere costretta a riconoscere la propria impotenza di fronte ad uno scenario di variabili dal comportamento incontrollabile e imprevedibile (come tipicamente è quello delle scelte umane, soprattutto di relazione con altr* uman*, insomma quello più importante).
Ciò che spero è di riuscire a donare alle mie bambine strumenti che, di fronte alla consapevolezza di questa impotenza, le aiutino a superare la paura e il senso di smarrimento sostenute da un'idea di mistero che le permetta ad affidarsi anche al proprio intuito e, perché no, magari anche ai sogni e alle emozioni.
La mia piccina grande già da qualche anno ogni tanto mi guarda fisso negli occhi e mi chiede: “Mamma, ma esiste davvero Babbo Natale? Sai, tutti i miei amici dicono che non esiste!” Inizialmente non avevo dubbi, anche perché tipicamente era presente anche una bimba più piccola in crescita e non potevo rischiare che la disillusione della piccina grande si trasferisse anzitempo alla piccina piccola.
Riflettendoci ho poi ricompreso Babbo Natale nel complesso dell'invisibile, di tutto ciò a cui si riferisce Amleto nella celebre frase: “There are more things in heaven and earth, Horatio, Than are dreamt of in your philosophy” - Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, che non sogni la tua filosofia. (Amleto: atto I, scena V; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber), nella convinzione che negare l'esistenza di un universo che non corrisponde ai nostri sensi e alle nostre possibilità di indagine scientifica non possa che essere una grande perdita.
Non si tratta tanto o solo di religione, quanto di lasciare uno spazio al possibile ma non certo, all'intuizione, al mistero, alla leggenda e al mito, tutte categorie dell'umano da quando c'è memoria, a cui viene negato respiro da una cultura che sempre più riduce il reale esclusivamente a ciò che viene scientificamente accertato finendo per lasciare ai preti (nella migliore delle ipotesi) e ai peggiori cartomanti e maghi da tv (in troppi altri casi) il monopolio della risposta ad un bisogno profondo dell'animo umano pressoché ignorato dalla civiltà laica occidentale che si limita a relegarlo nel campo dell'arte, finché dura...
Mi sono chiesta se questa riduzione fosse un successo o una sconfitta.Credo che sia un successo nella misura in cui il mistero è sopraffazione e sfruttamento dell'ignoranza e della paura dell'ignoto e del futuro.
Credo che sia una sconfitta nella misura in cui impedisce alla mente di un* bambin* come di un* adult* di sentirsi liber* di scegliere affidandosi anche ad altro oltre ad una razionalità che dovrà essere costretta a riconoscere la propria impotenza di fronte ad uno scenario di variabili dal comportamento incontrollabile e imprevedibile (come tipicamente è quello delle scelte umane, soprattutto di relazione con altr* uman*, insomma quello più importante).
Ciò che spero è di riuscire a donare alle mie bambine strumenti che, di fronte alla consapevolezza di questa impotenza, le aiutino a superare la paura e il senso di smarrimento sostenute da un'idea di mistero che le permetta ad affidarsi anche al proprio intuito e, perché no, magari anche ai sogni e alle emozioni.
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