Qualcosa si muove
Il tema mestruazioni è un tabù, si sa, per tutt*, donne comprese. Ma qualcosa si muove se il Guardian pubblica una meraviglia come quella che segue. Non ho notizie di cosa sia successo negli USA ma mi informerò. Intanto godetevi questo tradotto da me medesima. L'articolo originale è qui http://www.theguardian.com/lifeandstyle/2015/aug/10/menstruation-revolution-donald-trump-periods-stigma. Consiglio vivamente di visitare la pagina, anche solo per le immagini!
I link nel testo sono quelli originali quindi molti rimandano ad altri articoli del Guardian, ma non tutti :-)
Buona lettura!
Rivoluzione mestruale: ‘A Donald Trump piacerà un sacco’
Una maratoneta che corre senza assorbente, una rivista che valorizza le mestruazioni e la campagna #JustATampon: le donne si ribellano al dovere di essere discrete. E’ il momento (del mese) di rifiutare lo stigma e cambiare il modo con cui parliamo delle mestruazioni.
Di Chitra Ramaswamy - The Guardian
Lunedì 10 Agosto
Le mestruazioni sono una grana in tanti modi. Intanto si sanguina, poi ci sono i crampi, il seno dolente, la pancia gonfia, gli sbalzi ormonali, i capogiri, i mal di testa e il peso di sganciare almeno qualche sterlina ogni mese in prodotti sanitari tassati come se fossero un lusso e non un diritto umano essenziale.
Poi c’è lo stigma, che secondo alcune è la parte peggiore. Comincia con il linguaggio: gli assorbenti discreti, le ali invisibili, i salvaslip freschissimi. Continua con la vergogna, il cui simbolo è il flusso di liquido blu che sembra filtrare dalle nostre profumate vagine. E l’idea – che abbiamo in testa da così tanto tempo da aver dimenticato quanto sia pericolosa – che il processo di lasciar andare una volta al mese il rivestimento del nostro utero ci renda instabili, cattive, sporche.
Ora Donald Trump (imprenditore, politico e personaggio televisivo statunitense n.d.t.) è l’autore dell’ultima uscita denigratoria sulle mestruazioni. La settimana scorsa il magnate immobiliare e capoclassifica dei Repubblicani, è stato messo in difficoltà dalla conduttrice di Fox News Megyn Kelly durante il primo dibattito TV sulla corsa alla presidenza. La sua risposta? Insinuare in una intervista alla CNN che Kelly in quel momento aveva le mestruazioni. “Potevi vedere il sangue uscirle dagli occhi”, ha detto. “Il sangue le usciva da qualunque parte.” Da quel momento Trump ha continuato a dichiarare che non voleva intendere che Kelly avesse le mestruazioni (sostiene che si riferiva al naso) a che chiunque sostenga il contrario è abnormale – il che, si potrebbe dire, non fa che aggiungere vergogna alla vergogna. Il top è aver chiamato la vagina “qualunque parte”. Comunque, su questo, potremmo star qui tutto il giorno… la risposta, quantomeno, è stata insolitamente forte ed orgogliosa per un argomento solitamente oscurato dalla pubblicità che mostra donne che ridono mentre saltano verso le stelle in jeans bianchi e attillatissimi: un hashtag su Twitter - #PeriodsAreNotAnInsult (le mestruazioni non sono un insulto) – ha contraddistinto i tweet destinati a spiegare a Trump i dettagli del flusso mensile individuale, e un battuta lanciata magistralmente su Buzzfeed che dice: “le 17 volte che Donald Trump aveva sicuramente le mestruazioni.”
Il punto è che parlare di mestruazioni, descriverle e forse anche pensarci, viene ancora percepito nella migliore delle ipotesi come eccentrico e nella peggiore disgustoso. “Are You There God? It’s Me, Margaret” il classico di Judy Blume che descrive una dodicenne alle prese con la pubertà, resta fra i pochi libri in cui viene descritta una ragazza che affronta il menarca ed è stato pubblicato nel 1970. Viviamo in un mondo in cui viene considerato un atto radicale il fatto che una donna corra la Maratona di Londra mentre ha le mestruazioni e non ha il tampone (“freebleeding”), come ha fatto recentemente la musicista Kiran Gandhi. E in effetti lo è, se consideriamo che è lo stesso mondo in cui solo il 12% delle ragazze hanno accesso a prodotti sanitari sicuri e di buona qualità.
“Ciò che sembra essere completamente oscurato è che l’accesso delle donne povere alla salute mestruale è una parte enorme della discriminazione contro le ragazze e le donne”, dice Lucy Russel, manager della campagna in Gran Bretagna per i diritti delle ragazze il cui movimento #justATampon invita le persone in tutto il mondo a postare selfies con tamponi. “In Africa, una ragazza ogni dieci non va a scuola quando ha le mestruazioni per la mancanza di informazioni e sostegno adeguato. L’effetto allargato dello stigma è enorme. Non è solo una piccola questione privata.”
“Le mestruazioni non solo sono avvolte nella vergona,” dice Soofiva Andry, la graphic designer ventitreenne che ha fondato Bloddy Hell, una rivista che diffonde storie di donne e arte relativa alle mestruazioni oltre a distintivi con vagine sanguinanti e pantaloni mestruali dipinti a mano per chi vuole investire nell’idea. “Sono anche usate per sommergere le donne nella vergogna e cancellarle.” Bloddy Hell, che ha raccolto finora 1.191 sterline – più del doppio dell’obiettivo iniziale – uscirà in Ottobre e Andry sente un cambiamento nell’aria, non tanto nel modo di porsi da parte delle persone riguardo al mestruare delle donne, quanto al modo in cui se ne parla. “Penso sia più sentita l’urgenza di condividere le storie,” dice. “Dovrei mandarne una copia a Donald Trump. Gli piacerà un sacco e potrebbe anche imparare qualcosa.”
Eppure le donne vengono ancora zittite quando parlano delle loro mestruazioni. A Marzo, quando l’artista Rupi Kaur ha postato un’immagine di se stessa nel letto, completamente vestita, con una piccola macchia di sangue mestruale sul pigiama ed una macchia rossa sulle lenzuola della dimensione di una moneta– sostanzialmente una scena che dà il benvenuto nel periodo mestruale a molte donne una volta al mese quando si svegliano, alzano il piumone e capiscono che si comincia – è stata censurata da Instagram (e successivamente riammessa dopo la diffusione della notizia da parte di Kaur). E in Gennaio, la tennista britannica Heather Watson scosse il mondo quando disse pubblicamente che il fatto di essere uscita al primo round degli Open d’Australia era stata “una di quelle cose da donne”. Come a dire: aveva le mestruazioni e si sentiva uno schifo.
Le mestruazioni possono davvero farti star male e mettendo sotto silenzio l’argomento abbiamo smesso di parlare delle conseguenze. Correre la London Marathon durante le mestruazioni è più duro che farlo in altri momenti, che tu abbia un qualunque tipo di assorbente o meno – anche se le donne non dovrebbero essere discriminate per questo. Ma forse dovremmo essere in grado di riconoscerlo, sia che questo significhi aumentare il numero di stop per andare il bagno per le tenniste, o qualunque forma di maggiore attenzione ai cicli mensili. Secondo organizzazioni come Women in Sport, questo è il motivo per cui le mestruazioni rimangono l’ultimo tabù nello sport. “E’ importante che il mondo dello sport sia sensibile all’impatto del ciclo mestruale, ma che dia anche il messaggio che le mestruazioni non sono una barriera alla pratica sportiva,” dice Ruth Holdaway, la presidentessa. “Ciò di cui abbiamo bisogno è di un’apertura all’argomento.”
Secondo Tiff Stevenson – un’attrice il cui ultimo show Mad Man è nell’Edinburgh Fringe e propone una scenetta sulla sua “vagina house” e tutto ciò che ci succede dentro – l’argomento delle mestruazioni si sta lentamente infiltrando nella commedia femminile. “Una volta ce n’era un sacco: parlano solo di mestruazioni”, dice. “Penso che ci sia stato un ritorno negli ultimi anni e mi sembra giusto. Fino ad un anno fa non conoscevo una sola donna che parlasse di mestruazioni nei suoi spettacoli. Ora stiamo tutte tornando a quei materiali.” Cosa ha provocato il cambiamento? “Penso che collettivamente ci siamo accorte di qualcosa: perché siamo state coperte di vergogna e portate al silenzio?” risponde. “Perché ci è stato detto che non possiamo parlare di una cosa che ci succede tutti i mesi?”
I link nel testo sono quelli originali quindi molti rimandano ad altri articoli del Guardian, ma non tutti :-)
Buona lettura!
Rivoluzione mestruale: ‘A Donald Trump piacerà un sacco’
Una maratoneta che corre senza assorbente, una rivista che valorizza le mestruazioni e la campagna #JustATampon: le donne si ribellano al dovere di essere discrete. E’ il momento (del mese) di rifiutare lo stigma e cambiare il modo con cui parliamo delle mestruazioni.
Di Chitra Ramaswamy - The Guardian
Lunedì 10 Agosto
Le mestruazioni sono una grana in tanti modi. Intanto si sanguina, poi ci sono i crampi, il seno dolente, la pancia gonfia, gli sbalzi ormonali, i capogiri, i mal di testa e il peso di sganciare almeno qualche sterlina ogni mese in prodotti sanitari tassati come se fossero un lusso e non un diritto umano essenziale.
Poi c’è lo stigma, che secondo alcune è la parte peggiore. Comincia con il linguaggio: gli assorbenti discreti, le ali invisibili, i salvaslip freschissimi. Continua con la vergogna, il cui simbolo è il flusso di liquido blu che sembra filtrare dalle nostre profumate vagine. E l’idea – che abbiamo in testa da così tanto tempo da aver dimenticato quanto sia pericolosa – che il processo di lasciar andare una volta al mese il rivestimento del nostro utero ci renda instabili, cattive, sporche.
Ora Donald Trump (imprenditore, politico e personaggio televisivo statunitense n.d.t.) è l’autore dell’ultima uscita denigratoria sulle mestruazioni. La settimana scorsa il magnate immobiliare e capoclassifica dei Repubblicani, è stato messo in difficoltà dalla conduttrice di Fox News Megyn Kelly durante il primo dibattito TV sulla corsa alla presidenza. La sua risposta? Insinuare in una intervista alla CNN che Kelly in quel momento aveva le mestruazioni. “Potevi vedere il sangue uscirle dagli occhi”, ha detto. “Il sangue le usciva da qualunque parte.” Da quel momento Trump ha continuato a dichiarare che non voleva intendere che Kelly avesse le mestruazioni (sostiene che si riferiva al naso) a che chiunque sostenga il contrario è abnormale – il che, si potrebbe dire, non fa che aggiungere vergogna alla vergogna. Il top è aver chiamato la vagina “qualunque parte”. Comunque, su questo, potremmo star qui tutto il giorno… la risposta, quantomeno, è stata insolitamente forte ed orgogliosa per un argomento solitamente oscurato dalla pubblicità che mostra donne che ridono mentre saltano verso le stelle in jeans bianchi e attillatissimi: un hashtag su Twitter - #PeriodsAreNotAnInsult (le mestruazioni non sono un insulto) – ha contraddistinto i tweet destinati a spiegare a Trump i dettagli del flusso mensile individuale, e un battuta lanciata magistralmente su Buzzfeed che dice: “le 17 volte che Donald Trump aveva sicuramente le mestruazioni.”
Il punto è che parlare di mestruazioni, descriverle e forse anche pensarci, viene ancora percepito nella migliore delle ipotesi come eccentrico e nella peggiore disgustoso. “Are You There God? It’s Me, Margaret” il classico di Judy Blume che descrive una dodicenne alle prese con la pubertà, resta fra i pochi libri in cui viene descritta una ragazza che affronta il menarca ed è stato pubblicato nel 1970. Viviamo in un mondo in cui viene considerato un atto radicale il fatto che una donna corra la Maratona di Londra mentre ha le mestruazioni e non ha il tampone (“freebleeding”), come ha fatto recentemente la musicista Kiran Gandhi. E in effetti lo è, se consideriamo che è lo stesso mondo in cui solo il 12% delle ragazze hanno accesso a prodotti sanitari sicuri e di buona qualità.
“Ciò che sembra essere completamente oscurato è che l’accesso delle donne povere alla salute mestruale è una parte enorme della discriminazione contro le ragazze e le donne”, dice Lucy Russel, manager della campagna in Gran Bretagna per i diritti delle ragazze il cui movimento #justATampon invita le persone in tutto il mondo a postare selfies con tamponi. “In Africa, una ragazza ogni dieci non va a scuola quando ha le mestruazioni per la mancanza di informazioni e sostegno adeguato. L’effetto allargato dello stigma è enorme. Non è solo una piccola questione privata.”
“Le mestruazioni non solo sono avvolte nella vergona,” dice Soofiva Andry, la graphic designer ventitreenne che ha fondato Bloddy Hell, una rivista che diffonde storie di donne e arte relativa alle mestruazioni oltre a distintivi con vagine sanguinanti e pantaloni mestruali dipinti a mano per chi vuole investire nell’idea. “Sono anche usate per sommergere le donne nella vergogna e cancellarle.” Bloddy Hell, che ha raccolto finora 1.191 sterline – più del doppio dell’obiettivo iniziale – uscirà in Ottobre e Andry sente un cambiamento nell’aria, non tanto nel modo di porsi da parte delle persone riguardo al mestruare delle donne, quanto al modo in cui se ne parla. “Penso sia più sentita l’urgenza di condividere le storie,” dice. “Dovrei mandarne una copia a Donald Trump. Gli piacerà un sacco e potrebbe anche imparare qualcosa.”
Eppure le donne vengono ancora zittite quando parlano delle loro mestruazioni. A Marzo, quando l’artista Rupi Kaur ha postato un’immagine di se stessa nel letto, completamente vestita, con una piccola macchia di sangue mestruale sul pigiama ed una macchia rossa sulle lenzuola della dimensione di una moneta– sostanzialmente una scena che dà il benvenuto nel periodo mestruale a molte donne una volta al mese quando si svegliano, alzano il piumone e capiscono che si comincia – è stata censurata da Instagram (e successivamente riammessa dopo la diffusione della notizia da parte di Kaur). E in Gennaio, la tennista britannica Heather Watson scosse il mondo quando disse pubblicamente che il fatto di essere uscita al primo round degli Open d’Australia era stata “una di quelle cose da donne”. Come a dire: aveva le mestruazioni e si sentiva uno schifo.
Le mestruazioni possono davvero farti star male e mettendo sotto silenzio l’argomento abbiamo smesso di parlare delle conseguenze. Correre la London Marathon durante le mestruazioni è più duro che farlo in altri momenti, che tu abbia un qualunque tipo di assorbente o meno – anche se le donne non dovrebbero essere discriminate per questo. Ma forse dovremmo essere in grado di riconoscerlo, sia che questo significhi aumentare il numero di stop per andare il bagno per le tenniste, o qualunque forma di maggiore attenzione ai cicli mensili. Secondo organizzazioni come Women in Sport, questo è il motivo per cui le mestruazioni rimangono l’ultimo tabù nello sport. “E’ importante che il mondo dello sport sia sensibile all’impatto del ciclo mestruale, ma che dia anche il messaggio che le mestruazioni non sono una barriera alla pratica sportiva,” dice Ruth Holdaway, la presidentessa. “Ciò di cui abbiamo bisogno è di un’apertura all’argomento.”
Secondo Tiff Stevenson – un’attrice il cui ultimo show Mad Man è nell’Edinburgh Fringe e propone una scenetta sulla sua “vagina house” e tutto ciò che ci succede dentro – l’argomento delle mestruazioni si sta lentamente infiltrando nella commedia femminile. “Una volta ce n’era un sacco: parlano solo di mestruazioni”, dice. “Penso che ci sia stato un ritorno negli ultimi anni e mi sembra giusto. Fino ad un anno fa non conoscevo una sola donna che parlasse di mestruazioni nei suoi spettacoli. Ora stiamo tutte tornando a quei materiali.” Cosa ha provocato il cambiamento? “Penso che collettivamente ci siamo accorte di qualcosa: perché siamo state coperte di vergogna e portate al silenzio?” risponde. “Perché ci è stato detto che non possiamo parlare di una cosa che ci succede tutti i mesi?”
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