Natale

Già tempo fa mi produssi su Babbo Natale ma nel frattempo ho approfondito la questione e quindi mi produco nuovamente.
Non si tratta tanto della "magia del Natale" qui la faccenda è molto seria e va ben oltre la questione se ci sia altro oltre il visibile, qui c'è tutta la vita, la Terra, l'Universo, per come si manifestano intorno a noi. Mi spiego...
Ogni mese, per una notte, la Luna non è visibile (Luna nuova) e giorno dopo giorno la parte luminosa cresce fino a diventare piena, poi ricomincia a ridursi fino a riscomparire nel buio. Ogni anno le giornate diventano sempre più lunghe fino al Solstizio d'Estate, poi cominciano ad accorciarsi fino a quello d'Inverno. Caldo e freddo, crescita e attesa arrivano nel momento in cui devono arrivare (effetto serra a parte).
L'osservazione di questi eventi naturali fa parte della storia dell'umanità fin dai tempi più antichi e il primo calendario è stato costruito su un osso di Mammut per calcolare le lunazioni che compongono una gravidanza. I festeggiamenti dei popoli di tutto il pianeta (ripeto TUTTO, indipendentemente da religione, periodo della storia umana, ecc.) sono stati legati ai passaggi di stagione. La festa del Natale è stata spostata al 25 dicembre in tempi relativamente recenti perché i festeggiamenti per il Solstizio continuavano nonostante gli anatemi della Chiesa e tutte le feste principali  legate a solstizi ed equinozi sono state abbinate alle più importanti feste cristiane.
Ora, che si sia credenti o meno qualche domanda io me la sono posta... lì per lì mi sono risposta che se da sempre (ma proprio da sempre) l'umanità festeggia questi momenti a qualcosa servirà, e per un po' l'ho chiusa lì. Poi sono andata a studiarmi i collegamenti fra le feste (e le caratteristiche dei santi festeggiati in corrispondenza) e le attività agricole a pastorali e quella sì che è una goduria! Uno di quelli che mi sono piaciuti di più è San Martino che dona metà della sua cappa all'ignudo. Andando a guardare le attività agricole si scopre che in quel periodo sono appena stati seminati i cereali che vengono buttati sul terreno preparato, mica messi sotto terra uno per uno... Quindi 'sto povero seme se ne sta lì ad aspettare di sprofondare ed essere coperto e protetto da uccelli, animali, ghiaccio e quant'altro. La contadina che può fare? Poco, però può pregare un santo che ha coperto un ignudo, come è il suo seme nel campo! Beh, anche solo per raccontare questa storia vale la pena andarsi a studiare le storie delle feste.
Ma mettiamo che la pargola non è interessata alle storia rurali (e già mi sembra strano) però ha una passione per gli astri. Bene, avvicinandosi al solstizio le si può far disegnare giorno per giorno dove va a tramontare il sole e dove andrà nei giorni successivi e le si potrà spiegare perché quelli che credono ci tengono tanto a festeggiare quella giornata, perché si troverà anche lei a dover affrontare il buio, un buio che sembra senza fine. Il sole che rinasce dà gioia e speranza, quello è il senso delle luci che riempiono le case e le strade, e vedere nelle manifestazioni della natura segnali e messaggi che ci riguardano tutte può essere un gran conforto. E poi ci si può mettere di tutto: se il buio faccia veramente paura e a chi, che cosa significa per noi, per me, per te. La morte, la rinascita, l'andare, il ritornare... Insomma guardare come si muove la natura può aiutare di fronte a molte domande scomode e le feste comandate ci aiutano a ricordarci che è quello il momento di guardare, il momento di pensare, il momento di parlare.
Volendo esagerare si può poi alzare davvero lo sguardo alle stelle e vedere quali costellazioni caratterizzano le diverse stagioni e quale significato i nostri antenati hanno dato a quei passaggi, vedere via via quali pianeti nei nostri cieli notte dopo notte, d'estate e d'inverno e quali stelle li guardano passare. Vogliamo parlare di sincronicità? Che a parte tutto Sting era già un figaccione all'epoca e ora non scherza e magari risentircelo (e riguardarcelo) ci fa anche piacere? Lo dice anche il Maestro Shifu che il caso non esiste... E noi vogliamo far finta di nulla?
Che il Babbo Natale della Coca Cola non ci piaccia è comprensibile, ma San Nicola (protettore delle ragazze e dei marinai...) fa le scarpe anche a Sting, per non parlare di Odino, con o senza occhio. Ciò che ci vediamo intorno è ciò che è rimasto di tradizioni antichissime e affascinanti che possono essere occasione per un viaggio o per il sogno di un viaggio e quando il sogno magari si realizza aiutare a capire i popoli che si visitano perché noi siamo le storie che ci raccontiamo e perdere il racconto vuol dire perdere spessore, curiosità, senso e anche rispetto del nostro stare su un pianeta in viaggio fra le stelle.
Un ultimo inciso: non ho trattato nemmeno da lontano la questione del "Natale in famiglia" che sembra l'unico motivo per cui tant* ancora amano il Natale. Non vorrei che ci rimaneste male se vi dico che il Natale in famiglia è una invenzione molto recente, fino all'inizio del 1900 nessuno festeggiava il Natale in famiglia ma tutti lo festeggiavano nelle piazze intorno ad un grande fuoco che tutti avevano partecipato ad allestire. La famiglia era il paese, intorno a quel fuoco si rinsaldavano legami, ci si ritrovava, si dimenticavano inimicizie e litigi e i regali erano superflui. La schiavitù del salario che ha trascinato le persone in città le ha costrette in luoghi ristretti perché gli assembramenti all'aperto erano considerati pericolosi per l'ordine pubblico (avrebbero potuto ricordarsi se prima erano più poveri ma più felici). Soli, senza il calore della comunità, i cittadini si ritrovavano a guardarsi in faccia l'un l'altro e a ridurre la festa al solo cibo e ai regali, insomma a ciò che si poteva comprare. Sì, lo so che non era tutto rose e fiori nemmeno nella comunità, ma so anche che per moltissimi (e soprattutto per moltissime) quel passaggio non è stata una scelta volontaria e che moltissime e moltissimi sono morti per difendere il loro diritto a mantenere una libertà che in campagna (e soprattutto sulle montagne) aveva una sua storia, mentre in città si finiva per perdere.
Weber disse: "L'aria della città rende liberi" e l'ho capito così chiaramente quando da una cittadina di provincia mi sono trasferita in una città un minimo più grande, però ho cominciato a capire già da un po' che l'aria della montagna rende ancora più liberi, ma questa è un'altra storia...

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