Eccentricismi
Il solito trasferimento in auto, le solite strade fra il bosco e i campi ed io che ad un certo punto, passando davanti ad una casa che si trova a circa 2 km dalla nostra ed è altrettanto isolata penso e dico: "Certo che anche quelli che abitano qui dovremmo cercare di conoscerli...". La mia piccina grande dal sedile dietro risponde: "Eh, già, in effetti noi conosciamo così poca gente...". Ho riso per una settimana almeno e tuttora quando ci ripenso non riesco a trattenere un sorriso.
Va riconosciuto e riconosciamomelo: per essere trapiantata solo da una dozzina d'anni in questa frazione di un piccolo comune di cintura ma non abbastanza per avere un minimo di aria metropolitana, posso godermi, nel bene e nel male, i frutti del mio spasmodico impegno di integrazione socio-culturale.
Non è stata una passeggiata: il mio essere inguaribilmente eccentrica e la mia continua ricerca di essenzialità, autenticità e, soprattutto, libertà, non mi hanno aiutato (e non hanno aiutato nemmeno le mie figlie) ma potrei dirmi moderatamente soddisfatta anche se la stessa piccina grande di cui sopra qualche tempo fa mi ha chiesto: "Mamma, come si chiamano quelli che fanno sempre le cose diverse dagli altri?". ADR: "Eccentrici". Insiste: "E perché noi siamo così eccentrici?".
E giù un bel sermone, da parte mia, sul senso della ricerca, della critica e della diversità che vi risparmio.
Ma ora arriva la domanda peggiore del periodo, quella più recente, che ancora brucia: "Mamma, ma perché noi conosciamo un sacco di gente e non conosciamo giusto i genitori del ragazzo che mi piace?". Panico! Ecco subito arrivare al galoppo i sensi di colpa!
Non li conosciamo perché abbiamo tentato un sacco di volte di invitarli alle cose bizzarre che organizziamo e non sono mai venuti. Non li conosciamo, forse, perché fanno parte del movimento del focolare (chi non sa cos'è guardi qui e qui) e la loro ingombrante presenza a Loppiano è il principale motivo per il quale noi, sebbene credenti, non frequentiamo la parrocchia. Forse i genitori dell'oggetto dei desideri di mia figlia non apprezzano questo nostro assenteismo, o forse, semplicemente, ci ignorano presi da ben altre occupazioni spirituali e non.
Un'altra opzione, che non voglio nemmeno prendere in considerazione, è che l'oggetto dei desideri non ricambi l'interesse del mio tesoro, ma questo proprio non posso crederlo anche perché abbiamo abbondanti segnali contrari.
In conclusione le possibilità di fronte alla mamma sommersa dai sensi di colpa e di inadeguatezza all'ambiente sociale circostante:
1) il solito chi non mi vuole non mi merita;
2) tentare di coinvolgere un gruppo di ragazzi e genitori della scuola, compresa la famiglia di cui sopra, in qualche iniziativa delle nostre (magari non troppo selvatica) cercando di insistere con quei genitori per avere la loro presenza (rischiando che la scelta di non far frequentare i due sia definitiva):
3) aspettare che l'oggetto dei desideri riesca ad imporre le proprie volontà (che finora dichiara sistematicamente frustrate) ai genitori confidando che quando la pera sarà matura cadrà e se non dovesse cadere aspetteremo che ne cada un'altra.
Si accettano preferenze.
Va riconosciuto e riconosciamomelo: per essere trapiantata solo da una dozzina d'anni in questa frazione di un piccolo comune di cintura ma non abbastanza per avere un minimo di aria metropolitana, posso godermi, nel bene e nel male, i frutti del mio spasmodico impegno di integrazione socio-culturale.
Non è stata una passeggiata: il mio essere inguaribilmente eccentrica e la mia continua ricerca di essenzialità, autenticità e, soprattutto, libertà, non mi hanno aiutato (e non hanno aiutato nemmeno le mie figlie) ma potrei dirmi moderatamente soddisfatta anche se la stessa piccina grande di cui sopra qualche tempo fa mi ha chiesto: "Mamma, come si chiamano quelli che fanno sempre le cose diverse dagli altri?". ADR: "Eccentrici". Insiste: "E perché noi siamo così eccentrici?".
E giù un bel sermone, da parte mia, sul senso della ricerca, della critica e della diversità che vi risparmio.
Ma ora arriva la domanda peggiore del periodo, quella più recente, che ancora brucia: "Mamma, ma perché noi conosciamo un sacco di gente e non conosciamo giusto i genitori del ragazzo che mi piace?". Panico! Ecco subito arrivare al galoppo i sensi di colpa!
Non li conosciamo perché abbiamo tentato un sacco di volte di invitarli alle cose bizzarre che organizziamo e non sono mai venuti. Non li conosciamo, forse, perché fanno parte del movimento del focolare (chi non sa cos'è guardi qui e qui) e la loro ingombrante presenza a Loppiano è il principale motivo per il quale noi, sebbene credenti, non frequentiamo la parrocchia. Forse i genitori dell'oggetto dei desideri di mia figlia non apprezzano questo nostro assenteismo, o forse, semplicemente, ci ignorano presi da ben altre occupazioni spirituali e non.
Un'altra opzione, che non voglio nemmeno prendere in considerazione, è che l'oggetto dei desideri non ricambi l'interesse del mio tesoro, ma questo proprio non posso crederlo anche perché abbiamo abbondanti segnali contrari.
In conclusione le possibilità di fronte alla mamma sommersa dai sensi di colpa e di inadeguatezza all'ambiente sociale circostante:
1) il solito chi non mi vuole non mi merita;
2) tentare di coinvolgere un gruppo di ragazzi e genitori della scuola, compresa la famiglia di cui sopra, in qualche iniziativa delle nostre (magari non troppo selvatica) cercando di insistere con quei genitori per avere la loro presenza (rischiando che la scelta di non far frequentare i due sia definitiva):
3) aspettare che l'oggetto dei desideri riesca ad imporre le proprie volontà (che finora dichiara sistematicamente frustrate) ai genitori confidando che quando la pera sarà matura cadrà e se non dovesse cadere aspetteremo che ne cada un'altra.
Si accettano preferenze.
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