Una terra da esplorare

Il libro di geografia di Margherita vede come protagonisti due personaggi: l'esploratore e il geografo. Il primo è attirato dall'ignoto, dalle terre sconosciute, dai sentieri poco percorsi; il secondo ha già una conoscenza approfondita del territorio e lavora alla ricerca di spiegazione dei fenomeni che si trova a descrivere. E io, riguardo alle mestruazioni, sono un esploratrice o una geografa?
Direi che mi sento come uno dei navigatori che hanno seguito la rotta indicata da Cristoforo Colombo: molti dicono che dall'altra parte dell'Oceano c'è una terra straordinaria e inesplorata, ma le carte nautiche sono approssimative e il viaggio si prospetta incerto e pericoloso.
Cerco compagnia senza nient'altro da offrire che un po' di conoscenza di sé in più e il gran rischio di affrontare un tema spinoso con strumenti forse inadeguati.
Alcuni portolani (come questo, il mio preferito), fanno promesse mirabolanti, sostengono che il ciclo mestruale è per le donne "una matrice per l'evoluzione psicologica e spirituale, un magnifico sistema di intelligenza che ci guida e fa maturare. Il ciclo è la palestra in cui si impara a conoscere ed amare tale intelligenza, un ritmo che si ripete e che non si può controllare [...] una guida di riferimento attraverso la quale la donna viene iniziata a stati di coscienza più profondi che la spingono a coltivare la propria autorità e saggezza" (A. Pope "Mestruazioni" Terra Nuova Edizioni, 2007). Non vi basta?
Eh, va bene, ma come si fa ad appropriarsi di tutta questa ricchezza? Bastano 13 passi, sostiene l'autrice, "tredici capitoli distinti da svolgere nell'arco di tredici cicli mestruali" per darsi il tempo di addentrarci nella nostra natura ciclica tramite tredici esperienze complete di apprendimento, scoperta, iniziazione.
Ho tentato più volte questo viaggio, da sola e in compagnia. Non sono andata molto lontano. Ora il tempo stringe, provo a ripartire, siamo sul molo, la nave è pronta per la partenza, l'inverno si avvicina e con esso il buio incombente e la promessa di una luce bambina.
Chi vuole può salire a bordo, o anche seguire la navigazione da lontano e, ogni tanto, affidare a queste onde agitate il proprio messaggio nella bottiglia. Lo tratterò con attenzione e cura, con lo stesso festoso entusiasmo con cui gli antichi navigatori accoglievano le notizie dalla terraferma portate da navi incontrate per caso durante la navigazione.
Chiedo solo di non limitarsi al racconto ma di condividere le emozioni: riconoscerle, guardarle, dargli un nome e regalarmele e regalarcele. Di bottiglie ce ne sono diversi tipi: il messaggio di posta elettronica (zampaleggera at gmail.com), il messaggio nella mailing list (http://it.groups.yahoo.com/group/ilsanguearrivera/), il commento ai post sul blog o il commento ai link su fb.
E subito una domanda: che cos'è che cambia in me nel corso del mese, nel bene e nel male? Fosse facile non sarei qui a chiedermi chi me lo fa fare...

Commenti

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  2. Che bello!
    Su FB ho ricevuto un sacco di commenti alla pubblicazione di questo sito: alcune mie amiche mi hanno raccontato la storia del loro primo sangue, le pubblico di seguito invitando tutte le lettrici del blog ad aggiungere la propria

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  3. Elisabetta: Io ricordo molto poco ... solo che avevo già compiuto i 14 anni ed ero l'unica tra le mie amiche a non avere ancora il ciclo, perciò lo apsettavo con ansia e mia mamma mi aveva già preannunciato una visita ginecologica se non fosse arrivato a breve! Poi ci sono stata cmq perchè non voleva regolarizzarsi (in ogni caso manco ora lo è!)

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  4. Monica: Avevo 11 anni, tutta contenta primo giorno di corso di nuoto a scuola. La sera preparo la borsa vado a letto eccitata. La mattina mi sveglio vado in bagno e li la brutta sorpresa, piango disperata mia madre mi sente mi chiede cosa sta succedendo e quando capisce esulta contenta che sono diventata una donna. Una donna???? Cavolo io volevo andare in piscina!!!!! Da all'ora per me è stato un trauma il ciclo mi ha sempre fatto incazzare, dolori, emorragie, interventi e sbalzi di umore, ne sa qualcosa mio marito che mi sopporta da 14 anni. Ma imparo a conviverci fa parte di me.......

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  5. Monica S.: Per cinque anni di elementari ho fatto le stesse tue cose, togliendomi dal letto un bel pezzo di tempo prima del dovuto, e chi mi conosce sa quanto mi sia costato un tale sacrificio!!

    Finché il peso della mia bambina lo consentiva alla mia schiena sbriciolata, me la prendevo pure a sangalluccio per farle scendere le scale e depositarla davanti alla colazione pronta dopo averla avvolta nella copertina di pile messa a scaldare mezz'ora prima sul termosifone, perché in inverno fosse meno traumatico possibile il passaggio dal calduccio del letto al dovere quotidiano.
    E, alla faccia del dar loro indipendenza il prima possibile, anche io l'ho vestita e pettinata fin quando me l'ha permesso.

    Poi un minimo di indipendenza l'ha richiesta, e gliel'ho lasciata, ma avendo solo lei cui badare anche ora che va alle medie la vesto la mattina. Confesso che è anche per far prima, perché lei si perde, eheheh, e fa perdere anche me che non ho alcun bisogno di certi inviti!!

    Il mio menarca arrivò all'età sua, e fu una tragedia, ché non ne sapevo nulla! Mi capitò a scuola, in prima media come lei, e mentre piangevo disperata nei bagni della scuola perché pensavo di stare per morire, con quelle mutande inzuppate di sangue, arrivò una bidella che, ridendo, mi disse: "Adesso sei pronta per fare un figlio, sicché stai attenta ai maschi!" Boia!
    Che bell'entrata nell'esser donna!

    E ricordo a casa la primissima esperienza coi pannolini, che ai tempi eran dei mattoni abnormi senza nemmeno l'adesivo, e soprattutto la raccomandazioni di non farmi vedere da mia sorella, due anni più piccola di me, che avrebbe potuto "esserne sconvolta"... come se a lei non dovesse, prima o poi, capitare!!

    Mi piace la tua idea di far festa quando succederà.
    A parte che le nostre bambine lo sanno che deve succedere, e la mia è da sempre che mi vede in certe situazioni, e chiede quando anche a lei e ha fatto le prove per vedere "come si sta".

    Io sorrido e la lascio fare, la assecondo anche quando mi chiede di comprarle il reggiseno!
    Gliene ho comprati due, bianchi, di quelli che non reggono nulla (anche perché c'è pochissimo da reggere ancora) ma che le servono per nascondere quel che adesso comincia a trasparire dalle magliette estive, e che la metterebbe, altrimenti, in imbarazzo.

    Ed è con uno strizzoncino di malinconia che, quando si lava e mi caccia via dal bagno, me ne vado rispettando la sua sacrosanta privacy... ma a me manca un casino non aver più cura di quel corpicino morbidoso e profumato, di quel panino ciccioso che comincia ad ombreggiarsi di scuro...

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  6. Francesca:
    Dunque... Ricordo che era il mese di febbraio, frequentavo la seconda media. Quel pomeriggio ci sarebbe stata una festa a casa di Valentina in occasione di S. Valentino, ci sarebbe stato anche Enrico che a me piaceva tanto, ero emozionatissima! Premetto che alcune delle mie amiche erano già felicemente diventate "signorine" e non capivo come potessero essere così contente.

    Torno da scuola, pimpante, decido di mettermi i miei jeans preferiti con un bel maglione morbido, vado in bagno e..... NOOOOOOOOOOOO! Proprio oggi! Erano arrivate le mestruazioni! In casa c'era mia nonna, ma non le dico niente. Mia madre non mi aveva mai nascosto nulla, quindi sapevo che da quel momento avrei avuto quella visita ogni mese, e la cosa non mi faceva affatto piacere.

    Ricordo un'affannosa ricerca nell'armadio di mia madre, dove sapevo teneva quei cosi così ingombranti. Ne indosso uno e comincio a pensare che probabilmente qualcuno poteva accorgersi di quell'impiccio; anche allora tenevo molto alla mia privacy, e non ricordo di aver sventolato ai quattro venti che ero diventata 'donna'. Allora decido di mettermi una gonna (strano), era una gonna rossa a piccoli fiori tipo margheritine. Con un muso lungo fino ai piedi, mi avvio alla festa, dove, con un imbarazzo incredibile ballo con Enrico senza mai guardarlo negli occhi.

    Vorrei che mia figlia non si vivesse questo evento come un peso, un impiccio, ma diversamente come un evento che la porta nel mondo degli adulti, dire con gioia probabilmente è sperare troppo, ma almeno con una serenità diversa. Chi sa, forse il fatto di poter entrare nel cerchio di donne può essere un incentivo...

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