Festa sì, festa no, festa forse?
In effetti la domanda è lecita: perché festeggiare l'arrivo del sangue? E perché una madre che mi dice: "Faremo qualcosa se lei me lo chiederà" mi colpisce tanto?
La risposta mi arriva da un'altra madre che, di fronte all'arrivo delle mestruazioni di sua figlia, cerca le parole per consolarla quando la ragazzina le chiede più volte scocciata: "Mamma, quando finirà! Davvero torneranno tutti i mesi?": E allora mi viene voglia di andare oltre l'informazione tecnica dare dare senso e spessore a questo passaggio, alle sue luci e alle sue ombre.
Mi chiedo: abbiamo avuto dubbi sull'opportunità di festeggiare i compleanni dei nostri figli? Ci siamo chieste il senso della torta, delle candeline e dei regali? Abbiamo aspettato che fossero abbastanza grandi da chiederci la festa per organizzarla?
Siamo cresciute festeggiando compleanni e nei nostri album di fotografie riconosciamo l'anno dello scatto contando le candeline.
Per secoli tutte le popolazioni di tutte le culture hanno celebrato e riconosciuto con simboli e significati anche molto diversi il passaggio all'età adulta, l'accogliere a pieno titolo, con onori e oneri, il nuovo membro/a della società: chi già era parte si scostava e faceva posto ai giovani, a cui veniva riconosciuta l'importanza del ruolo di chi può portare avanti una storia millenaria. Una sorta di investitura, un "bene, ora tocca a te, benvenuto/a, siamo contenti del tuo arrivo e abbiamo fiducia in te". Il rito di passaggio aveva una forte connotazione di genere perché molto netta era la suddivisione dei compiti e dei ruoli. Il cattolicesimo ha assorbito anche queste celebrazioni trasformandoli nella cresima a cui però è stato tolto ogni elemento distintivo fra i due sessi.
La lotta per l'uguaglianza fra uomo e donna (solo recentemente diventata per le pari opportunità) ha completato l'opera e chi, come me, è cresciuta nell'illusione che la parità tanto desiderata e per cui tante donne avevano lottato fosse ormai una realtà consolidata, ha dovuto scontrarsi con l'effettiva inesistenza di una reale parità delle opportunità a fronte d una perdita pressoché assoluta di una profonda e convinta identità e consapevolezza di genere.
Non sarà certo una festa a porre rimedio a questo disastro, sarà piuttosto, spero, la testimonianza e l'esempio del valore della differenza, dell'importanza di riconoscerlo, dargli spazio e opportunità.
Ma allora 'sta festa, sì o no? Io dico di sì, anche solo perché per me ogni scusa è buona, e se poi lei mi dirà: "Nel tipì a fare la festa ci vai tu, io vado in discoteca con le mie amiche e non provare a venirci anche tu!" Me ne farò una ragione.
La risposta mi arriva da un'altra madre che, di fronte all'arrivo delle mestruazioni di sua figlia, cerca le parole per consolarla quando la ragazzina le chiede più volte scocciata: "Mamma, quando finirà! Davvero torneranno tutti i mesi?": E allora mi viene voglia di andare oltre l'informazione tecnica dare dare senso e spessore a questo passaggio, alle sue luci e alle sue ombre.
Mi chiedo: abbiamo avuto dubbi sull'opportunità di festeggiare i compleanni dei nostri figli? Ci siamo chieste il senso della torta, delle candeline e dei regali? Abbiamo aspettato che fossero abbastanza grandi da chiederci la festa per organizzarla?
Siamo cresciute festeggiando compleanni e nei nostri album di fotografie riconosciamo l'anno dello scatto contando le candeline.
Per secoli tutte le popolazioni di tutte le culture hanno celebrato e riconosciuto con simboli e significati anche molto diversi il passaggio all'età adulta, l'accogliere a pieno titolo, con onori e oneri, il nuovo membro/a della società: chi già era parte si scostava e faceva posto ai giovani, a cui veniva riconosciuta l'importanza del ruolo di chi può portare avanti una storia millenaria. Una sorta di investitura, un "bene, ora tocca a te, benvenuto/a, siamo contenti del tuo arrivo e abbiamo fiducia in te". Il rito di passaggio aveva una forte connotazione di genere perché molto netta era la suddivisione dei compiti e dei ruoli. Il cattolicesimo ha assorbito anche queste celebrazioni trasformandoli nella cresima a cui però è stato tolto ogni elemento distintivo fra i due sessi.
La lotta per l'uguaglianza fra uomo e donna (solo recentemente diventata per le pari opportunità) ha completato l'opera e chi, come me, è cresciuta nell'illusione che la parità tanto desiderata e per cui tante donne avevano lottato fosse ormai una realtà consolidata, ha dovuto scontrarsi con l'effettiva inesistenza di una reale parità delle opportunità a fronte d una perdita pressoché assoluta di una profonda e convinta identità e consapevolezza di genere.
Non sarà certo una festa a porre rimedio a questo disastro, sarà piuttosto, spero, la testimonianza e l'esempio del valore della differenza, dell'importanza di riconoscerlo, dargli spazio e opportunità.
Ma allora 'sta festa, sì o no? Io dico di sì, anche solo perché per me ogni scusa è buona, e se poi lei mi dirà: "Nel tipì a fare la festa ci vai tu, io vado in discoteca con le mie amiche e non provare a venirci anche tu!" Me ne farò una ragione.
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